UN FIGLIO DEL NOSTRO TEMPO
liberamente tratto dal romanzo di Odon Von Horvath
una coproduzione Compagnia La Rumeur – Attodue
regia Patrice Bigel
scenografia/luci Jean Charles Clair
suono Helene Gauthier
con Filippo Baglioni, Gabriele Bonafoni, Niccolò Pacini, Isabella Quaia
“Non ho avuto tempo
Scuse, nient’altro che scuse.
Per un essere umano
bisogna sempre aver tempo.
L’uomo viene prima di tutto,
tutto il resto viene dopo.”
Il romanzo, scritto nel 1938 in forma di monologo/dialogo interiore, fu subito vietato dal regime nazista anche se nessun accenno viene mai fatto nel testo alla Germania hitleriana.
Il protagonista e narratore è un giovane disoccupato che, vivendo con difficoltà in un paese in piena crisi economica ove non vede alcuna prospettiva, trova conforto e sostegno nella disciplina militare che vive come un paradiso. Convinto che l’obbedienza e la guerra avrebbero permesso al paese di riprendersi, si impegna ciecamente fino a quando un incidente lo esclude nuovamente dalla famiglia che pensava di aver trovato.
Ancora un sentimento di rifiuto di una società on cui l’essere umano non ha più spazio.
Attraverso gli avvenimenti della sua vita e le scelte che compie, Horvath traccia con precisione la parabola di uno di quegli uomini su cui si basano i dispotismi totalitari, un uomo medio che lotta incosapevolmente per conservare la menzogna.
Un figlio del nostro tempo non è un testo, è uno specchio che ci costringe a fare i conti con il nostro passato e, soprattutto, con il nostro presente.