Mercoledì 22 marzo ore 21 al Teatro della Limonaia
Il mio mondo è vuoto senza di te
a cura di
Luca Camilletti
con i partecipanti al laboratorio crescita:
Andrea Galigani, Benedetta Borraccino, Diana Avădanei, Eleonora Lelli, Elisabeth Tonetto, Emma Bianchi, Greta Campisi, Ismaele Mecocci,
Lapo Mannaioni, Lara Bardella, Luca Corallini, Margherita Carmignani,
Marta Materassi, Martina Benedetti, Olivia Del Sante, Riccardo Fornaroli,
Sofia Pasina, Teresa Flor Castellani
I panorami sono una percezione attiva dell’esperienza in corso, sono lo sguardo che coinvolge tutti i sensi, sono la selezione dell’inquadratura e dell’istantanea viva in un momento. Essere anonimi è possibile in solitudine, ogni relazione invece comporta l’incontro con altri esseri e le eccezioni si moltiplicano, si uniscono, si perdono. Non c’è via di scampo. Il panorama non è più lo stesso, l’autonomia coinvolge un’organicità non prevedibile, le domande si formulano con una grammatica inadatta che si arrampica e scivola.
Il territorio d’indagine proposto non ha riguardato il dramma né la tragedia né la catastrofe ma la comparsa della qualità di una cosa alterata da un malfunzionamento, cioè un attore che fa della presenza in scena il proprio campo di ricerca sensibile, l’estensione della propria scatola nera, la decostruzione della conoscenza. Ci sono presenze e valori umani ed enigmi, tutto non descrivibile. Le certezze sono il potere di un’illusione e in scena sono accettate per essere sciolte dalle loro consuetudine.
Lo studio si è attivato per essere parte di un processo di composizione scenica che sposta l’attenzione e altera i territori della linearità, per scavare dentro le visioni che sostengono il linguaggio. Le parole contenute nel libro La riunificazione delle due Coree di Joël Pommerat, sono il dinamismo di approcci di comunicazione: caleidoscopi, labirinti, distorsioni che si piegano alle urgenze e tolgono il velo alla diplomazia. Quelle scene scritte dall’autore alla ricerca di realtà sono state usate, in una selezione parziale, per comporre piuttosto un’opera che sceglie la trasformazione del realismo nell’abisso dell’incognito. È stato fondato un coro di greca memoria, una comunità che ingloba la presenza costante e che partecipa ad una dinamica orizzontale. Il sentimento è un corpo scomodo, è soltanto una parola.