Lettura/spettacolo per i siti archeologici
regia di Silvano Panichi
con: Sandra Garuglieri, Alessandro Baldinotti, Silvia Tufano e Giorgio Regali
Il tempo distrugge le civiltà e gli uomini da sempre accompagnano questa distruzione naturale amplificandola con la loro insensata attività, tra le quali, una delle più importanti, pare essere la guerra. Ogni evento bellico non si limita alla vittoria, ma spinge il vincitore a distruggere, in modo più o meno palese, i segni della grandezza dell’altro. Le arti, le architetture, ogni senso della potenza del nemico deve lasciare il passo all’egemonia del vincente, alla sua concezione di modernità e di nuovo.
dice l’Ulisse di Giraudoux: ….”Quando il destino ha elevato due popoli, ha aperto loro lo stesso futuro di invenzione e di onnipotenza, quando ha fatto di ognuno un peso prezioso e diverso per pesare il piacere, la coscienza e la natura, quando con i loro architetti, poeti, tintori ha dato a ciascuno di loro un regno opposto di volumi, di suoni e di sfumature, quando ha fatto inventare loro il tetto troiano in armatura e la volta tebana, il rosso frigio e l’indaco greco, l’universo sa bene che esso non intende preparare così agli uomini due cammini di colore e di luce, ma piuttosto il suo proprio festival, lo scatenarsi di quella brutalità e di quella follia umana che, sole, rassicurano gli dèi …….. frontoni e galloni d’ombra e di fuoco, nitriti dei cavalli, pepli che si dileguano all’angolo di un colonnato, tutto, nella vostra città, il destino ha passato con quel colore di tempesta che mi dà per la prima volta il rilievo del futuro. Non c’è nulla da fare. Siete nella luce della guerra greca…..”
Le guerre non si fanno solo per l’economia o per il potere, si fanno soprattutto per eliminare quei livelli di civiltà che impediscono all’altro il dominio sulle forme e sui costumi, per sconfiggere ogni possibile impedimento alla dominazione culturale ed economica del vincente.
Restano le macerie, da cui gli studiosi cercano di ricostruire quei segni che illustrano l’oggetto e il livello di una cultura e di una civiltà. Reperti preziosi affidati al futuro, curati come reliquie di una testimonianza.
Le parole di Giraudoux evocano il momento prima dell’inizio della guerra di Troia, scritte all’alba della seconda guerra mondiale con un tratto tragicamente ironico che ben si adattava al tempo moderno di un possibile, incredibile e incomprensibile evento bellico che avrebbe sconvolto il mondo intero.
Le macerie di Troia, oggi visita di un turismo di massa, parlano ancora delle figure che animano il testo dell’autore. Troia la femminile, con le sue potenti donne: Ecuba, Cassandra, Elena, Andromaca e Ettore unico uomo capace di interpretare il matriarcato di un popolo legato più all’oriente e ai suoi riti che al nascente predominio dell’occidente greco. E la Grecia, maschia e risoluta in grado di padroneggiare sulle grandi rotte dei ricchi commerci. L’occidente si affaccia sul mondo con la protervia e la forza della sua vittoriosa conquista.